Per commenti, confronto e consigli:

31 gennaio 2009

La serenità di Seneca


Si intraprendono insomma viaggi su viaggi, si passa da uno spettacolo all'altro. Come dice Lucrezio: "In questo mondo ciascuno non fa che fuggire da se stesso". Ma a che giova dal momento che non riesce a fuggire veramente da sè? Ciascuno è perennemente seguito, anzi perseguitato da un odiosissimo compagno di viaggio: il suo stesso io, di cui non può libersi.

Dobbiamo persuaderci di una cosa: che il nostro malessere non dipende dai luoghi in cui viviamo ma da noi" (Seneca, La serenità, Mondadori, Milano 2006, p.28).

28 gennaio 2009

Poesia: fedeltà


Mentre nella chiesa cresce il regresso

continuo a coltivare il mio orto:

vangare una zolla di esperienza,

spargere un seme di significato,

far crescere un germoglio di amore,

testimoniare un fiore di bellezza

e attendere un frutto di parola.

(Fedeltà di Serio De Guidi, Esperienza e poesia, Il Segno, Verona 1989, p. 75)

26 gennaio 2009

Deportazione degli ebrei romani


"Giungeva invece nell'exGhetto di Roma, la sera di quel venerdì 15 ottobre, una donna vestita di nero, scarmigliata, sciatta, fradicia di pioggia. Non può esprimersi, l'agitazione le ingorga le parole, le fa una bava sulla bocca. E' venuta da Trastevere di corsa. Poco fa, da una signora presso la quale va a mezzo servizio, ha veduto la moglie di un carabiniere, e questa le ha detto che il marito, il carabiniere, ha veduto un tedesco, e questo tedesco aveva in mano una lista di 200 capi-famiglia ebrei, da portar via con tutte le famiglie. (...) Ma nessuno volle crederci, tutti ne risero. Sebbene abiti in Trastevere, la Celeste ha parenti nel Ghetto ed è ben nota all'intera Comunità. Tutti sanno che è una chiaccherona, un'esaltata, una fanatica: basta vedere come gesticola quando parla, con gli occhi spiritati sotto quei capelli di crine vegetale. E poi si sa che in famiglia sua sono tutti un po' tocchi" (Giacomo Debenedetti, 16 ottobre 1943, Einaudi, Torino 2001, p. 4)

24 gennaio 2009

Non tutto crolla


Questo l'inizio di una lettera: "Al suo signore o piuttosto padre, al suo sposo o meglio fratello, la sua serva o piuttosto figlia, la sua sposa o meglio sorella: ad Abelardo, Eloisa" (in Alelardo, Storia delle mie disgrazie, Newton, Roma 1994, p.73).

Dalle poche parole di introduttive è chiaro che si tratta di una storia travolgente, drammatica e per nulla superficiale dove tutto sembra cadere eccetto la fede in Dio e la fiducia nella ragione umana (che per Abelardo ed Eloisa sono la stessa cosa).

21 gennaio 2009

Qualcuno da ringraziare...


I monumeti ai caduti presenti in tutte le città e in ogni paese sono stati voluti dal fascismo per ricordare le imprese eroiche della prima guerra mondiale.

Finita la seconda guerra mondiale i vari monumenti sono stati "aggiornati" con i nomi dei nuovi morti e dispersi.

Oggi questi monumenti forse sono stati dimenticati o sono considerati superati ma hanno assunto un nuovo significato: ricordarci l'assurdità delle guerre!

A Padova qualcuno ha scritto alla fine del lungo elenco di "caduti" la frase "... e ringraziamo il fascismo". Ironia della storia! Il fascismo così si è fatto ricordare!

17 gennaio 2009

Biblioteca delle meraviglie


Brano di una lettera del 1516 di Thomas More all'amico Erasmo da Rotterdam. Due umanisti che segnarono l'inizio dell'epoca moderna.
"Alcuni aspetti dell'ambasceria mi hanno dato piacere grande; prima (...); in secondo luogo l'amicizia con Busleidem il quale mi accolse con magnificenza, perchè è ricchissimo, e con amicizia, perchè è di grande bonta. Mi fece visitare la sua casa, decorata con arte e arredata con splendida suppellettile, mi mostrò anche la sua ampia raccolta di cose antiche, che come sai mi interessano moltissimo. Infine mi aprì la sua ricchissima biblioteca: e la mia meraviglia giunse al colmo" (Tommaso Moro, Lettere, Morcelliana, Brescia 11987, p. 17).

13 gennaio 2009

Che cos'è l'acqua in bottiglia?


"Se guardiamo una definizione di mercato, è un prodotto funzionale. Ha, cioè, una funzione di un certo tipo. Come un profumo: io non uso profumi ma mi lavo. Il profumo è un prodotto funzionale. Se nessuno sa che esiste un profumo, non lo compra. Se lei viene a sapere, che esiste allora ha la curiosità di provarlo. Ma può vivere senza: ha comunque delle alternative. L'acqua in bottiglia è un prodotto funzionale. Se lei lo trova, dove c'è, oppure solo se viene a sapere che esiste, allora va alla ricerca di quel prodotto specifico. Perciò la pubblicità è un sostegno al prodotto: senza una forma di comunicazione il prodotto non può assolutamente essere venduto. Se non so che esiste una cosa, io non la compro" (Franco Favaro - dirigente di un gruppo di acque minerali - in Luca Martinelli, Piccola guida al consumo critico dell'acqua, Altraeconomia, Milano 2008, p. 50).

10 gennaio 2009

La filosofia non è un tempio, ma un cantiere


Se allo scienziato è chiesto di capire e concludere i problemi con adeguate soluzioni, al filosofo è chiesto di pensare e porre domande senza la pretesa di chiudere la sua indagine con risposte esaurienti. L’essere sospesi nella ricerca induce a pensare. Nessun interrogativo è risolto con la risposta.Che significa pensare? Anzitutto chi pensa non lo può fare se non con la sua testa. Il “si pensa” non è un pensare, ma un abbandono del pensiero. (…)La filosofia ha il compito di offrire l’occasione di pensare, provocando domande. (M. BIZZOTTO, Conoscere e interpretare, EDB, Bologna 1984, pp. 77-79)

07 gennaio 2009

Meglio "selvaggi"





Nalla lapide si legge: "Il 2 agosto 1865 nella casa numero 20 moriva compianto da tutta la sua Verona il sac. Nicola Mazza benemerito per l'educazione dei figli del povero e per la redenzione dei selvaggi dell'Africa Centrale".

Senza nulla togliere all'attività educativa del Mazza, si rimane perplessi sull'aggettivo "selvaggi". Se significa "abitanti delle selve o dei boschi " questi abitanti si possono invidiare perchè la vita in città oggi è difficile (non a caso molti fuggono appena possono); se significa "arretrati" c'è da capire rispetto a cosa visto che la cultura europea non sempre ha prodotto il maggior bene possibile.

La lapide ha comunque un significato e deve rimanere per due motivi: ricordare l'opera benemerita del Mazza e ricordare l'incapacità degli europei di non pensarsi al centro del mondo.